Cos’è la perla di Lao Tzu, leggende della perla più grande del mondo

Dimenticatevi la classica perla perfettamente tonda adatta per la realizzazione di ciondoli e bracciali. La perla di Lao Tzu, nonchè la perla più grande del mondo, ha una forma irregolare simile a quella del cervello, non è lucente e si aggiudica probabilmente anche un altro (ma non ultimo) primato, quello di perla più brutta.

La sua scarsa appetibilità estetica non la priva però del suo terzo record che è quello di perla più cara del mondo. Vale almeno 80 milioni di dollari.

Conosciuta anche come pietra di Allah, stata al centro di diverse diatribe, battaglie legali e informazioni fasulle. Tutto ciò rende la sua storia reale ancor più difficile da tracciare. Questa pietra di quasi sette chili di peso è stata spesso circondata da avvenimenti molto sospetti ma anche leggende.

La storia della perla di Lao Tzu

Esistono tante versioni di questa storia. Una la vede originaria delle Filippine. Si dice che un giovane subacqueo la trovò sulla costa di Palawan nel 1934 ma subito fu ucciso da un mollusco gigante (il tridacna vongola gigas). Vongola e vittima furono poi recuperati e il capo della tribù indigena dei Dayak la chiamò Perla di Allah perché ricordava il turbante di Maometto.

Venne poi donata nel 1936 a Wilburn Cobb, archeologo di San Francisco che dette buoni consigli al capo tribù in merito alla malaria che aveva colpito il figlio, riuscendo così a salvarlo. Cobb nel 1939 la porta ad autenticarla da Roy Waldo Miner, l’uomo che ai tempi curava il Museo Americano di storia naturale. Realizzò così la prima descrizione della perla. Pesa quasi 7 chili e lunga circa 23 centimetri. L’età invece non poteva essere definita visto che non era noto come e quanto crescesse la vongola gigante. Fu poi esposto al Museo dell’Incredibile come la perla più grande del mondo. Qui le venne attribuito un valore di 3,5 milioni di dollari.

Nel 1969 nel bollettino della Mensa, l’associazione senza fini di lucro alla quale possono essere iscritte solo le persone con un Q.I di 98° percentile, ancora Cobb torna a parlare della storia di questa perla, dopo che fu scomparsa però circa trent’anni. Nell’articolo dichiara che l’associazione poteva sponsorizzarne la vendita per 3,5 milioni e ottenere una quota del 5%. La vendita non fu conclusa ma la cosa interessante per noi non è questa, bensì che raccontava una storia ulteriore, antecedente alla scoperta appena narrata della pietra più grande del mondo.

Nell’articolo dice che la pietra restò esposta al Museo di Ripley nel 1939 e arrivò Lee dalla Cina per reclamarla, dicendo che si trattava della perla di Lao Tzu andata perduta. Lee raccontò una leggenda a Cobb. Disse che Lao Tzu insegnò a un suo discepolo come un amuleto di giada con sopra i volti dello stesso Lao Tzu, di Confucio e di Buddha potesse essere impiantato in una vongola così da produrre una perla. Lo scopo di Lao Tzu era però quello di offrire un simbolo di pace, da tenere al sicuro per mantenere il mondo in armonia. I discepoli invece trasferirono l’amuleto diventato perla in vongole sempre più grandi così da far crescere la perla, la quale divenne invece causa di guerre e per questo nel 1750 mandata fuori dalla Cina. Fu persa durante una tempesta vicino all’isola di Palawan e qui trovata da un giovane subacqueo musulmano dentro una vongola.

Come siamo passati da un valore iniziale di 3.5 milioni di dollari a 60 milioni di dollari? La pietra è stata venduta alla morte di Cobb per 200.000 dollari ed è anche l’unica transazione economica. Michael Steenrod, gemmologo del Colorado Springs, l’ha valutata per 60 milioni di dollari perché l’ha definita sacra. Si è sorpreso infatti che è stata venduta per soli 200.000 dollari.

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